Gas, in Italia più biometano e meno importazioni

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Gas, il rischio black-out diventa realtà

La tanto paventata sospensione totale e prolungata delle importazioni dalla
maggiore delle fonti di approvvigionamento (Russia), descritta nel documento della Strategia Energetica Nazionale – presentato nello scorso mese di novembre – si è “puntualmente” concretizzata in questi giorni, allorché allo snodo di Baumgarten in Austria c’è stato un incidente che ha bloccato il funzionamento della pipeline verso l’Italia.

I prezzi del gas si sono subito impennati e il Ministro Calenda ha dovuto dichiarare lo stato di emergenza (rientrato il giorno dopo per la riapertura dei flussi di approvvigionamento).

L’incidente ha messo in luce la debolezza del sistema energetico nazionale, troppo sbilanciato verso le importazioni per soddisfare il fabbisogno interno di gas

Tra i paesi europei l’Italia è il paese con la più alta dipendenza dal gas, che rappresenta circa il 35% dei consumi energetici primari ed il 40% della produzione lorda di energia elettrica nel 2015 (rispettivamente il 15% ed il 4% in Francia, il 20% ed il 17% in Spagna, il 23% ed il 12% in Germania). E la situazione non sembra destinata a migliorare visto che uno dei punti più qualificanti della strategia energetica nazionale rimane proprio il potenziamento delle importazioni, con uno scenario che prevede la realizzazione di nuove vie di approvvigionamento nel 2020 (gasdotto Trans Adriatic Pipeline – TAP) e nel 2025 (gasdotto IGI-Poseidon).

Gas, in Italia più biometano e meno importazioni

Principali pipeline e rigassificatori esistenti e in corso di sviluppo per EU (Fonte: Gas Infrastructure Europe)

Più biometano e meno importazioni

In questo scenario energetico l’auspicio è che l’Italia possa contenere sempre di più la dipendenza dall’estero puntando, come ha commentato Piero Gattoni, presidente del Consorzio italiano biogas, proprio sulla produzione di biometano, “un bacino energetico ancora largamente inutilizzato, una risorsa rinnovabile e 100% Made in Italy” e, aggiungiamo noi, senza dover ricorrere a pesanti infrastrutture e con il notevole beneficio di poter trasformare i rifiuti in risorsa economica.

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