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Il superamento dell’emergenza rifiuti in Puglia è a portata di mano
Ci risiamo. La Regione chiude un impianto di compostaggio di rifiuti per gli odori che emana, il Tar sospende il provvedimento. Finita, finalmente, l’epoca delle discariche, si apre quella degli impianti di compostaggio dei rifiuti, che dovrebbero risolvere, secondo alcuni, l’emergenza rifiuti in Puglia.
Ma non è così. I problemi permarranno. I pochi impianti di compostaggio che sono attivi nella nostra regione saranno sempre ostaggio di solerti funzionari dell’Agenzia regionale per l’ambiente o dei giudici dei Tribunali Amministrativi; perché faranno sempre puzza, questo è certo. Inoltre, con la crescita lenta ma costante della raccolta differenziata, aumenterà la quantità di frazione organica che dovrà essere trattata. La scelta giusta è quella di costruire altri impianti di compostaggio? Quale comune si prenderà la responsabilità di realizzare a casa propria un impianto che emana cattivi odori?
La soluzione è un’altra, ed è sotto gli occhi di tutti. Si tratta di sottoporre la frazione organica dei rifiuti domestici al procedimento di digestione anaerobica, con conseguente produzione di biometano per autotrazione ad alto valore commerciale.
Il processo è molto semplice: la parte organica proveniente dalla raccolta differenziata urbana (i sacchetti neri) viene riversata in grandi serbatoi (digestori) all’interno dei quali i batteri provvedono alla fermentazione del rifiuto con conseguente produzione di gas. Tutto questo avviene in assenza di ossigeno e soprattutto con tenuta stagna, per cui nessun odore fuoriesce dal processo. Il gas prodotto (un misto di metano, anidride carbonica e altri gas) viene depurato e diventa metano puro al 100%, come quello che si trova in natura. Con una sostanziale differenza; il metano naturale bisogna andarselo a prendere nelle viscere della terra e trasportarlo con imponenti gasdotti in giro per il mondo rifornendo i paesi, come l’Italia, che non ne hanno. Il metano prodotto dai nostri rifiuti non lo paghiamo, anzi addirittura lo vendiamo come carburante per autotrazione. E poi, ci risolve un bel problema.
Nella nostra regione, per trattare biologicamente la frazione organica dei rifiuti urbani prodotti dagli oltre 4 milioni di abitanti, ci vogliono solo 10 impianti, distribuiti in modo intelligente sul territorio. Cosa osta alla loro realizzazione? Il costo dell’impianto? La disponibilità della tecnologia?
Nessuno di questi è un ostacolo. Il costo è sicuramente sostenibile da parte di imprenditori privati di un certo livello, senza contare la possibilità di ottenere anche un contributo regionale a fondo perduto che può andare dal 25% al 45%; i bandi sono tutti aperti. La tecnologia è ampiamente disponibile, è affidabile e collaudata. Un impianto può produrre fino a 500 metri cubi all’ora di biometano, utilizzando 120 tonnellate al giorno di frazione umida. Per costruire un impianto ci vogliono 8 mesi dal rilascio dell’autorizzazione unica. I tempi di rilascio di quest’ultima saranno naturalmente oggetto di un canale preferenziale da parte della regione.
Alla fine del 2017 potremmo avere già 10 impianti funzionanti. Fine dell’emergenza rifiuti. Fine dei cattivi odori.
Per aiutare amministrazioni pubbliche e imprenditori privati, Mendelsohn ha messo a punto il Pacchetto Localizzativo “Biometano chiavi in mano” che prevede la scelta della migliore localizzazione, l’iter autorizzativo, la progettazione esecutiva, la costruzione da parte di un general contractor, la copertura finanziaria integrale degli investimenti, la gestione dell’impianto per i primi due anni, i contratti di fornitura del biometano prodotto.
Emergenza rifiuti in Puglia, Mendelsohn in prima linea
A settembre il Centro Studi di Mendelsohn presenterà alla Regione il Dossier “Da rifiuto a biometano, l’ambiente ringrazia” con la proposta operativa immediatamente cantierabile per il superamento dell’emergenza rifiuti in Puglia.
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