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La “fabbrica intelligente” è un impianto produttivo in grado di sfruttare in pieno tutte le potenzialità delle tecnologie abilitanti di Industria 4.0
Si chiama Impresa 4.0 la nuova fase del piano di incentivi per stimolare gli investimenti per l’innovazione digitale delle imprese, varata dal Governo con l’approvazione definitiva della legge di bilancio 2018.
Le novità più importanti di questa fase sono sostanzialmente due: quella della formazione – che era del tutto assente nella prima versione del piano Industria 4.0 – con la creazione di un nuovo credito d’imposta ad hoc e il potenziamento degli ITS (Istituti Tecnici Superiori) in quanto scuole speciali per le tecnologie applicate, e quella della conferma e proroga degli incentivi per gli investimenti in macchinari e software (super e iperammortamento, nuova Sabatini), sia pure con una rimodulazione degli stessi.
La formazione, però, ha due gambe, la prima è quella degli incentivi la seconda è quella degli attori che devono rendere possibile questo progressivo, crescente orientamento delle imprese verso l’applicazione delle tecnologie abilitanti di Industria 4.0, agevolando processi di formazione e la creazione di concreti progetti di innovazione. Solo in questo modo la prima fase del piano di incentivi, che sta spingendo la crescita della produzione industriale verso il 4% e del Pil tra l’1.5 e il 2%, potrà produrre nel tempo i benefici attesi.
A tal scopo, l’originario piano Industria 4.0 prevedeva già un asse di azioni che dovevano garantire la nascita di un vero e proprio network di competenze e conoscenza in grado di promuovere la cultura digitale delle imprese e supportare l’attuazione di piani di innovazione. L’attuazione degli interventi e l’organizzazione di questo network è partita lentamente e solo adesso si cominciano a vedere i primi passi concreti verso l’attivazione di tutti gli organismi in gioco nella rete formata da:
- 77 PID (Punti Impresa Digitale)
- 100 Digital Innovation Hub (30 a cura di Confartigianato, 28 di CNA, 21 di Confindustria e 21 di Confcommercio)
- 6 – 8 Competence Center in partenariato pubblico-privato composti da un’Università (Politecnici di Milano, Torino e Bari, la Normale di Pisa con la Scuola Sant’Anna, gli Atenei di Roma, Napoli e quelli del Veneto) e partner privati selezionati tramite apposita gara.
I Punti Impresa Digitale (PID) sono strutture di servizio localizzate presso le Camere di commercio dedicate alla diffusione della cultura e della pratica della diffusione del digitale nelle MPMI (Micro Piccole Medie Imprese) di tutti i settori economici. Al network di punti «fisici» si aggiunge una rete “virtuale” attraverso il ricorso ad un’ampia gamma di strumenti digitali: siti specializzati, forum e community, utilizzo dei social media.
I PID utilizzeranno vari strumenti e figure professionali (digital promoter e digital mentor) che indirizzeranno le imprese verso Innovation Hub e Competence Center nazionali per forme di supporto più specialistiche, tra cui formazione avanzata, anche su linee di produzione dimostrative, e sviluppo di progetti di ricerca industriale e sperimentale.
I Digital Innovation Hub (DIH), direttamente o tramite l’ecosistema dell’innovazione (Università, Competence Center, Cluster, Test Lab/Centri di Player Industriali/Servizi ICT, Centri di Ricerca; parchi scientifici e poli tecnologici, Incubatori di Start up, Fab Lab, Investitori, Enti Locali) offrono:
- affiancamento alle PMI nell’analisi di fabbisogni, opportunità ed opzioni tecnologiche 4.0;
- mentoring e formazione in fabbrica;
- supporto per la costruzione di progetti di industria 4.0;
- accesso al network dei Competence Center nazionali ed europei e collaborazioni con i cluster tecnologici;
- consulenza su Industria 4.0 (proprietà intellettuale, fiscale, business modelling, valutazione dei progetti di investimento);
- autovalutazione della maturità digitale;
- accesso a progetti e finanziamenti pubblici e privati, nazionali ed europei.
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I Competence Center sono invece organismi che operano in tre aree: orientamento, alta formazione e ricerca applicata. Si tratta di un’assegnazione in linea con le funzioni che erano state già annunciate precedentemente quando fu presentato il Network Nazionale Industria 4.0 composto da Punti d’Impresa Digitale, Innovation Hub e Competence Center.
La prima funzione, quindi, è l’orientamento alle imprese, in particolare PMI, “attraverso la predisposizione di una serie di strumenti volti a supportare le imprese nel valutare il loro livello di maturità digitale e tecnologica”.
La seconda area di attività è la “formazione alle imprese, al fine di promuovere e diffondere le competenze in ambito Industria 4.0 mediante attività di formazione in aula e sulla linea produttiva e su applicazioni reali, utilizzando, ad esempio, linee produttive dimostrative e sviluppo di casi d’uso, allo scopo di supportare la comprensione da parte delle imprese fruitrici dei benefici concreti in termini di riduzione dei costi operativi ed aumento della competitività dell’offerta”.
Terza funzione è l’”attuazione di progetti di innovazione, ricerca industriale e sviluppo sperimentale, proposti dalle imprese, compresi quelli di natura collaborativa tra le stesse, e fornitura di servizi di trasferimento tecnologico in ambito Industria 4.0, anche attraverso azioni di stimolo alla domanda di innovazione da parte delle imprese, in particolare delle PMI”.
Il decreto congiunto firmato dal Ministero dello Sviluppo Economico e dal Ministro dell’Economia, pubblicato in Gazzetta Ufficiale nei primi giorni del nuovo anno, relativo al regolamento attuativo dei Competence Center, spiega inoltre cosa si intende per progetti di innovazione, ricerca industriale e sviluppo sperimentale.
I progetti di innovazione sono “progetti aventi ad oggetto servizi di consulenza in materia di innovazione, servizi di sostegno all’innovazione, innovazione dell’organizzazione, innovazione di processo, secondo le definizioni di cui al regolamento GBER (Regolamento generale di esenzione per categoria)”.
La ricerca industriale è “ricerca pianificata o indagini critiche miranti ad acquisire nuove conoscenze e capacità da utilizzare per sviluppare nuovi prodotti, processi o servizi o per apportare un notevole miglioramento ai prodotti, processi o servizi esistenti. Essa comprende la creazione di componenti di sistemi complessi e può includere la costruzione di prototipi in ambiente di laboratorio o in un ambiente dotato di interfacce di simulazione verso sistemi esistenti e la realizzazione di linee pilota, se ciò è necessario ai fini della ricerca industriale, in particolare ai fini della convalida di tecnologie generiche”.
Lo sviluppo sperimentale è “l’acquisizione, la combinazione, la strutturazione e l’utilizzo delle conoscenze e capacità esistenti di natura scientifica, tecnologica, commerciale e di altro tipo allo scopo di sviluppare prodotti, processi o servizi nuovi o migliorati. Rientrano in questa definizione anche altre attività destinate alla definizione concettuale, alla pianificazione e alla documentazione di nuovi prodotti, processi o servizi. Rientrano nello sviluppo sperimentale la costruzione di prototipi, la dimostrazione, la realizzazione di prodotti pilota, test e convalida di prodotti, processi o servizi nuovi o migliorati, effettuate in un ambiente che riproduce le condizioni operative reali laddove l’obiettivo primario è l’apporto di ulteriori miglioramenti tecnici a prodotti, processi e servizi che non sono sostanzialmente definitivi. Lo sviluppo sperimentale può quindi comprendere lo sviluppo di un prototipo o di un prodotto pilota utilizzabile per scopi commerciali che è necessariamente il prodotto commerciale finale e il cui costo di fabbricazione è troppo elevato per essere utilizzato soltanto a fini di dimostrazione e di convalida”.
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