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Industry 4.0, Internet of Things (Internet delle Cose), Smart factory, Big Data : sono altri nomi e altre facce di un processo di innovazione già in atto che gli esperti considerano come la quarta rivoluzione industriale.
In cosa consiste? Immaginate una azienda manifatturiera in cui macchine, uomini e prodotti, tramite sensori e chip, dialogano tra loro scambiandosi informazioni che ottimizzano processo e prodotto in modo estremo e poi la stessa azienda interconessa tramite internet a monte e a valle, con fornitori e clienti, in una supply chain altamente digitalizzata: dopo la meccanizzazione alla fine del ’700, l’elettrificazione nell’800 e la computerizzazione nella seconda metà del XX secolo questa è la quarta rivoluzione industriale. In questa nuova dimensione digitale la fabbrica del futuro (ma è già presente) può analizzare in tempo reale grandi quantità di dati e gestire in modo intelligente e più vantaggioso le attività di gestione scorte e magazzino, attuare interventi di manutenzione predittiva, personalizzare in tempi brevi prodotti e servizi, ecc. raggiungendo livelli di competitività impensabili fino a pochi anni fa.
Lo sforzo richiesto per sostenere la transizione dell’Italia alla manifattura digitale è stimato dal Governo in 10-15 miliardi di investimenti aggiuntivi all’anno con l’obiettivo di invertire gli indici di produttività che ci vedono in ritardo rispetto ai principali competitor, creare 800mila posti di lavoro in cinque anni, aumentare il valore aggiunto del manifatturiero di quasi 40 miliardi in dieci anni.
Per realizzare questi grandi investimenti si deve necessariamente attingere risorse dal mercato dei capitali. E proprio in questa ottica Roberto Crapelli, Country manager di Roland Berger Italia, società di consulenza che fa parte della Task force ministeriale creata sull’argomento, rileva che l’attitudine dei fondi istituzionali cosiddetti “alternative” che investono anche in piccole imprese, in presenza di questo tipo di progetti di innovazione, cresce considerevolmente.
Naturalmente, seguendo l’esempio della Germania che è già in moto su questo fronte, occorre fare squadra con Governo e associazioni di categoria come Confindustria per realizzare una politica industriale coerente con gli obiettivi finanziari richiesti da Industry 4.0 e preparare ed assistere le imprese a progettare interventi di innovazione tecnologica e finanziaria per accedere a tutte le opportunità che si presentano nei mercati dei capitali e degli investitori.
Mendelsohn ha creato, nel corso di questi anni, la Rete professionale più qualificata e attrezzata, sia sotto il profilo finanziario (Accesso ai capitali e Ingegneria finanziaria), sia sotto quello squisitamente tecnologico (Progetti di Ricerca e Innovazione), per assistere le PMI in questo fondamentale processo di innovazione.
In Italia, stando alle prime anticipazioni relative ad un documento a cui sta lavorando da tempo una Task force del Ministero dello Sviluppo Economico, il Governo sta studiando una serie di interventi finalizzati ad orientare verso Industry 4.0 tutte le policy, gli incentivi, i bandi e le nuove misure di politica industriale. Si pensa a una cabina di regia con alcune decine di medie – grandi industrie e selezionate associazioni di categoria e università con l’obiettivo di fissare una road map di interventi ed investimenti per una serie di tecnologie abilitanti: big data, cloud computing, banda ultralarga, cybersecurity, robotica avanzata e meccatronica, realtà aumentata, manifattura 3D, Rfid.
«Dovremo attuare strumenti che spingano i capofiliera a fare da aggregatori. – spiega Stefano Firpo, direttore generale Politica Industriale, competitività e Pmi dello Sviluppo economico – Il made in Italy ha una chance irripetibile: gestione industrializzata anche di produzioni in piccola seria, di nicchia e “artigianali”, ma sempre più customizzate». Il piano a cui sta lavorando il Governo individua una lista di filiere più immediatamente toccate dalla trasformazione digitale: aerospazio e automotive, cantieristica, nano e micro elettronica, efficienza energetica, elettronica per la difesa, energie alternative, agroalimentare, infrastrutture e trasporti, tlc e banda larga, istruzione e formazione, sanità e scienze della vita, edilizia e costruzioni. Sono otto, invece, le aree di intervento individuate per spingere Industry 4.0, alcune delle quali in fase di attuazione: sostegno agli investimenti in R&S, crescita dimensionale delle imprese e focalizzazione sui capofiliera, startup e imprenditorialità innovativa, valorizzazione degli asset immateriali, definizione di protocolli e standard condivisi a livello Ue, cybersecurity, infrastrutture di rete, sostegno alla formazione e potenziamento dell’alternanza scuola-lavoro, risorse finanziare dai mercati dei capitali.
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